Siamo quelli di Beverly Hills

Ospedale, Washington D.C. - FUTURO

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-Master-
view post Posted on 17/6/2015, 23:22




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Robert Chace

Purtroppo anche ai ricchi capitano le disgrazie, ma è una cosa che i suddetti facoltosi tendono a non accettare. Per questo Robert non amava particolarmente quel reparto e la necessità, lautamente ricompensata, di lavorarci.
Per lui l'uomo disteso nel letto e collegato ai fili che ne monitoravano ogni respiro, era solo uno dei pazienti. Uno dei più abbienti per la precisione e quindi immaginava, la sua famiglia sarebbe stata una delle più prodighe di consigli e esperti più o meno validi fatti arrivare da ogni dove.
Il pulsare continuo della macchina era l'unico l'umore presente nella stanza asettica ma inutilmente confortevole. La finestra che dava sul corridoio chiusa dalla veneziana lasciava al giovane medico ancora quei pochi attimi per annotare gli ultimi dati sulla cartella clinica prima di uscire e affrontare il figlio.
Attendeva fuori da ore, gli avevano detto.

Chiuse la cartella e dopo un ultimo doveroso sguardo ai macchinari collegati al paziente, uscì.
<<il signor Connely?>>
Domandò avvicinandosi al giovane, unica presenza nella piccola sala d'aspetto antistante la stanza del vecchio ricoverato.
Aveva un viso vagamente familiare, ma Robert non si soffermò sulla sua identificazione, così come non indugiava troppo su tutti i nomi famosi e semi-celebri che gli capivano sotto gli occhi.
<<buongiorno. Sono il dottor Chace>>
Si presentò, offrendogli la mano.

Edited by -Master- - 9/7/2015, 11:06
 
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Evan C.
view post Posted on 8/7/2015, 20:37




Erano state ore interminabili quelle dell'attesa su quelle scomode sedie addossate al muro del corridoio dell'ospedale, dove infermieri e medici facevano avanti e indietro ad un ritmo frenetico. Evan aveva chiesto più volte notizie di suo padre, solo per sentirsi dare sempre la stessa risposta "Mi dispiace, ma non sono in grado di dirle niente ora. Deve solo aspettare" così era l'ennesima volta che misurava a grandi passi il pavimento, per poi tornare a sedersi con fare nervoso. Mentalmente non poteva far altro che imprecare contro quegli sciocchi e boriosi dottori, pieni di loro stessi, sempre affannati dietro le loro faccende...e dire che lo aveva portato appositamente in una clinica privata! Finita questa storia mi ricorderò di non dare più alcun tipo di sovvenzione a queste strutture si ripromise. Poi, quand'era ancora immerso nelle proprie elucubrazioni, la porta della stanza dove era stato ricoverato Albert si aprì. Evan scattò di nuovo in piedi, i nervi a fior di pelle...e non appena vide quell'uomo in camice bianco, non potè fare a meno di rivolgere contro di lui la frustrazione troppo a lungo trattenuta Si sono io! rispose brusco, alzando di qualche tono la voce E sto aspettanto da un tempo infinito che qualcuno si preoccupi di darmi le dovute informazioni! Avrebbe volentieri snocciolato una filippica su chi fosse e che genere di trattamento si aspettasse, se solo non fosse stato certo che, senza dubbio, il suo interlocutore lo conosceva già. Gettò uno sguardo verso la porta alle spalle del dottore, poi tornò a guardare lui, ricambiando con riluttanza la sua stretta di mano Allora? Come sta mio padre? Cos'ha avuto? lo investì subito, di nuovo teso per la preoccupazione. Quanto ci vorrà perchè si riprenda?
 
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-Master-
view post Posted on 10/7/2015, 10:37




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Robert Chace

Robert venne praticamente investito dall'agitazione dell'uomo. Una reazione assolutamente comune seppure logicamente fuori luogo: prima di poter dare notizie ai parenti, per ovvi motivi, bisogna occuoparsi del malato... ma sono spiegazioni che perfino un tirocinante sa che è inutile dare a chi, in attesa in quelle sale, chiede notizie dei propri cari.
Si concentrò invece su quanto doveva dire a quest'uomo.
<<suo padre è fuori pericolo>>
Cominciò, chiarendo immediatamente che la situazione, almeno dal punto di vista clinico, era positiva.
<<ha avuto un ictus di discreta entità ed è solo grazie all'intervento immediato dei soccorsi se è ancora vivo. Fortunatamente era con lui.>>
Prima le buone notizie, che erano appena finite. Robert fece una breve pausa, attendendo che la parte buona della situazione facesse presa sul signor Connely. Aveva bisogno di tutta la positivà cui sarebbe riuscito a far appello per affrontare le incognite delle prossime ore.
<<attualmente sta riposando. Il cuore non risulta affaticato, e alla sua età è una buona cosa, ma gli ictus tendono a lasciare strascichi. Danni che potremmo appurare solo nelle prossime ore, quando si sveglierà.
C'è qualcuno che possa restare con lui fino al risveglio o preferisce affidarlo ad un'infermiere?>>

Chiese,passando alla gestione pratica in modo forse troppo brusco.
 
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Evan C.
view post Posted on 10/7/2015, 19:15




Suo padre è fuori pericolo

Furono quelle parole a cacciargli un sospiro di sollievo che non si sforzò neppure di trattenere. Aveva passato degli attimi terribili dal momento in cui suo padre, sotto i suoi occhi increduli, era caduto riverso sul pavimento, completamente incapace di muoversi e di pronunciare perfino la più semplice richiesta di aiuto. Ora, nel saperlo fuori pericolo, parte della sua tensione iniziava ad allentarsi, facendogli piombare addosso un indicibile stanchezza.

Ha avuto un ictus di discreta entità...

Affermazione decisamente molto meno confortante, rispetto a quella di poco prima Come...come è possibile? chiese, con un'espressione talmente stordita da far risultare quella domanda molto stupida, forse. Ma, del resto, suo padre non aveva mai avuto nemmeno un raffreddore! Figurarsi poter pensare ad un ictus...

...è solo grazie all'intervento immediato dei soccorsi se è ancora vivo. Fortunatamente era con lui.


Avrei qualche dubbio sull' immediato... replicò, prima di perdersi nei propri pensieri Già...fortunatamente ma la fortuna non c'entrava proprio nulla! Era andato a casa sua per discuterci l'ennesima volta, ed era finita peggio di quanto potesse prevedere...quasi rimpiangeva di essersi comportato in quel modo con lui, di avergli dato, come ultima manifestazione "d'affetto", solo risentimento e sprezzo.

...ma gli ictus tendono a lasciare strascichi. Danni che potremmo appurare solo nelle prossime ore, quando si sveglierà.

All'improvviso parve ricordarsi che Chace stava ancora parlando, e tornò a prestargli la dovuta attenzione Che genere di danni? Non ha appena detto che è fuori pericolo? poi aggiunse Vorrei vederlo. Devo parlargli... in realtà, ma questo non lo disse, voleva fargli le sue scuse, si sentiva in parte responsabile dell'accaduto. E intendeva farlo il prima possibile. Gli sembrava d'essere stato ad un passo dal perderlo...dal non potergli più dire niente. Ascolti. Mio padre è un giudice della Corte Suprema, ma non occorre che glie lo rammenti io, vero? iniziò a parlare con voce concitata E' di fondamentale importanza che possa tornare a svolgere il suo lavoro quanto prima. E anche che guarisca, certo si affrettò ad aggiungere.

C'è qualcuno che possa restare con lui fino al risveglio o preferisce affidarlo ad un'infermiere?

Pensò a sua madre. Probabilmente sarebbe stata avvertita quanto prima del ricovero di Albert, ma al momento non intendeva farla preoccupare per niente. E poi pensò ad Iris...magari avrebbe potuto chiamarla più tardi, spiegandole la situazione con più calma Resterò io si risolse quindi alla fine. Un infermiere, poi? Era fuori discussione, vista la loro spiccata tendenza a fare bene di tutto, fuorchè il proprio lavoro!
 
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-Master-
view post Posted on 11/7/2015, 13:31




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Robert Chace

Che genere di danni? Non ha appena detto che è fuori pericolo?
Lo sguardo che il giovane dottore gli rivolse tradì un guizzo di pena profonda, prima di tornare professionale e distaccato,l'unico modo sensato e produttivo con cui era possibile affrontare tali situazioni.
L'emotività e la disperazione andavano lasciate alle famiglie: loro, i medici, dovevano restare l'ancora del buon senso e della praticità per poter compensare e riuscire a cogliere e seguire ogni possibilità di miglioramento.
<<non morirà, ma l'ictus lede una parte del cervello. Potrebbe essere una cosa minima di cui non si avrà traccia evidente già da domani, oppure potrebbero persistere difficoltà di parola o motorie.>>
Spiegò con calma.
Ascolti. Mio padre è un giudice della Corte Suprema, ma non occorre che glie lo rammenti io, vero?
* Certo, perchè le malattie si fermano davanti al conto in banca *
Pensò sarcastico il dottore, perdendo quella poca simpatia provata per il ricco rampollo. Ma la sua espressione non cambiò: anche concentrarsi sulle questioni pratiche era un modo abbastanza comune, e non improduttivo, di affrontare questo genere di malattie senza lasciarsi abbattere dagli eventi.
<<come le dicevo, è impossibile saperlo con certezza, al momento.>>
Si limitò ad annuire, serio, quando il giovane dichiarò cjhe sarebbe rimasto.
<<molto bene. Passerò più tardi a controllare il paziente.>>
Dichiarò, prima di salutarlo cordialmente e allontanarsi lungo il corridoio.


L'interno della stanza era quello che ci si poteva aspettare da una clinica di lusso. Pulita e decorosa, con poltroncine comode al posto delle solite sedie di metallo.
Ma le lenzuola di buona qualità o il paorama che si intravedeva dalle veneziane alla finestra, non potevano nascondere il bip del macchinario che sorvegliava il ritmo del cuore e del respiro dell'uomo.
Disteso nel letto e senza la vitalità e la durezza che lo contraddistinguevano da sempre, Albert sembrava solo un fragile vecchio.
 
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Evan C.
view post Posted on 12/7/2015, 13:07




...oppure potrebbero persistere difficoltà di parola o motorie.

No, questo è fuori discussione asserì Evan, scuotendo la testa contrariato, come se, quello che fosse successo da lì a qualche ora, potesse davvero dipendere dal dottor Chace. E il pensiero che gli martellava in testa, in fondo, non era molto diverso: il dottore aveva fatto tutto quanto possibile? Non si era lasciato nulla d'intentato dietro? Se si trattava di un problema di attrezzature, o simili, avrebbe perfino rivisto la sua decisione di non sovvenzionare più la clinica. Qualsiasi cosa, purchè suo padre non fosse costretto in un letto d'ospedale più del necessario; il suo lavoro, ma forse perfino la sua intera vita ruotava intorno alle parole...

...come le dicevo, è impossibile saperlo con certezza, al momento

Il dottore bloccò sul nascere ogni sua ulteriore domanda, e ad Evan non restò che rassegnarsi all'attesa. Non appena Chace si fu congedato, raggiunse la porta della stanza, ma prima di entrare si fermò qualche breve attimo con la mano stretta attorno al pomello. I suoi occhi indugiarono istintivamente sulla veneziana, che oscurava quanto c'era al di là del vetro...sospirò, decidendosi ad entrare. Oltre la soglia, la luce era più bassa rispetto a quella al neon del corridoio, complici le tende che lasciavano filtrare a malapena un tenue chiarore dall'esterno. Richiuse piano la porta, avanzando verso il letto, dove Albert era circondato da fili e macchine, tanto da sembrare un drone...il suo respiro era così fievole che a stento si riusciva a sentirlo, non fosse stato per qualche rantolo che, ad intervalli regolari, sfuggiva alle sue labbra secche e screpolate. Lo sguardo di Evan catturò quell'immagine come se stesse osservando un estraneo...quell'uomo steso sul letto, emaciato e ansante, sembrava improvvisamente vecchissimo. Più di quanto lo ricordava lui. Scostò una delle poltroncine e vi si lasciò sprofondare. Nei minuti di silenzio che scorrevano, la realtà cominciava a farsi strada in lui come un male viscerale...non c'era niente che potessero fare lui, i suoi soldi, o i medici. Papà... sussurrò infine, nella speranza che lui potesse sentirlo...gli prese una mano, sentendola incredibilmente fredda e inerte. E d'un tratto si ritrovò a deglutire, col cuore che accelerava il suo battito ad ogni secondo in cui Albert non rispondeva...si sorprese ad avere paura...paura che i suoi peggiori timori prendessero forma, che le previsioni di Chace si concretizzassero. Lasciò andare la mano di Albert, quasi temesse di stringere quella di un cadavere. Una reazione sciocca e infantile, senza dubbio. Eppure non trovò il coraggio di chiamarlo ancora...fin quando suo padre non lo avesse sentito, almeno, poteva tenersi i suoi dubbi.
 
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-Master-
view post Posted on 13/7/2015, 12:49




Ignaro di quanto il figlio potesse pensare e patire, così come era stato ignaro dei motivi che muovevano Evan da sempre, Albert rimaneva disteso immobile sul letto.
Se i macchinari non avessero registrato fedelmente il battito del cuore, il flebile respiro dell’uomo avrebbe anche potuto passare inavvertito, rendendo l’apparenza del suo sonno molto più profonda e irreversibile di quanto gli avesse assicurato il dottore.
Pareva in effetti, complice anche il fresco della stanza mantenuta a temperatura ottimale, di trovarsi un obitorio più che in un reparto.

Passò del tempo prima che qualcosa potesse cambiare in quella stanza. I minuti scorrevano lenti, senza neppure il ticchettare di un orologio a scandire il tempo. I bip intermittenti rimanevano l’unico rumore vivo, tranne forse quelli che lo stesso Evan avrebbe potuto produrre.
Il silenzio induceva al silenzio, l’immobilità all’immobilità, così che quando l’uomo disteso aprì gli occhi, avrebbe anche potuto passare inosservato.
Le palpebre pesanti batterono un paio di volte, scoprendo infine i freddi occhi azzurri, vivi e vitali come erano sempre stati, ma nient’altro si mosse in Albert a denotare che fosse sveglio. Non un dito o un cenno del capo collegato ai fili, o un mugolio di sorpresa o dolore… nulla.
Solo il macchinario collegato al suo cuore avvertì del suo risveglio accelerando il ritmo del segnale acustico.
 
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Evan C.
view post Posted on 15/7/2015, 19:44




Ancor prima del suono della macchina, furono gli occhi spalancati di Albert a far quasi trasalire Evan. Gli dispiaceva ammetterlo a sè stesso, ma dopo quei lunghi minuti di più completo silenzio, aveva già rinunciato alla possibilità che suo padre si svegliasse, e lo vedesse lì...accanto a lui. Ora, mentre i loro sguardi s'incrociavno, qualcosa ricominciò ad agitarglisi nel petto, e le parole del dottor Chace tornarono a rimbombare nella sua testa. Papà ripetè nuovamente, lasciando aleggiare quella parola sospesa nell'aria alcuni attimi, prima di continuare ...come stai? gli chiese, ma non era intenzionato a dargli il tempo per rispondere Hai avuto un malore cominciò subito a spiegargli ...per fortuna Alvar ha chiamato per tempo i soccorsi, e ti hanno portato in ospedale. Ecco... abbassò gli occhi sulle proprie mani, assalito dall'angoscia di quanto doveva dirgli tu... infine si decise a guardarlo in viso hai avuto un ictus lentamente avvicinò di nuovo la propria mano a quella debole e fredda del padre...in quel momento, però, si rese conto che lui non stava reagendo. Comprensibile, si disse...doveva essere sotto shock. Gli serviva del tempo per assimilare e metabolizzare quelle informazioni tutte insieme. E poi...poi c'erano i sedativi che sicuramente gli avevano somministrato! Di sicuro serviva qualche ora perchè il suo corpo potesse smaltirli tutti. Strinse più forte le dita attorno alle sue Non devi preoccuparti adesso riprese a parlare, con apparente calma, ma dentro di lui un turbinio di sensazioni minacciava di farlo crollare, e di mandare in frantumi quell'autocontrollo cui stava facendo appello. Il dottore ha detto che sei fuori pericolo...e se questa notte non... esitò, valutando attentamente quanto riferirgli delle cose che aveva detto Chace, e quanto invece tenere per sè non ci saranno...complicazioni...vedrai che domani sarai già dietro la tua scrivania ad occuparti delle tue udienze. Si sforzò di sorridere, ma non dovette sembrare granchè incoraggiante...e dopo altri brevi attimi di silenzio, cedette alle sue emozioni Papà ti prego, dì qualcosa... lo implorò, con voce leggermente incrinata.
 
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-Master-
view post Posted on 18/7/2015, 12:27




Ma l'uomo non rispondeva. I suoi occhi azzurrissimi e freddi rimanevano fissi in quelli del figlio, la macchina collegata al suo cuore accelerava il ritmo, segno che anche il battito cardiaco dell'uomo stava accelerando l'andatura... ma nulla, in realtà, si muoveva.
Il vecchio battè le palbebre una volta. Una soltanto e poi tornò a fissare il giovane.
Il bit furioso rallentò appena mentre Evan si prodigva in rassicurazioni, ma riprese a galoppare non appena gli chiese di parlare.

In quel momento entrò di corsa una donna, un'infermiera, che subito si avvicinò al letto, dalla parte opposta a quella di Evan, avvicindosi ai macchinari.
Albert non mosse neanche la testa nella sua direzione. Chiuse solo una volta gli occhi mentre questa passava.
<<come si sente signor Connelly?>>
Domando la matura infermiera con un tono gioviale, controllando gli apparecchi e abbassando il volume di quel suono insistente e ormai fastidioso.
Così come non aveva risposto ad Eva, Albert non proferì parola neanche per la donna. Non girò la testa nè cercò di seguirla con gli occhi seppure adesso questa, in mancanza di risposte, si era avvicinat abbastanza da entrare facilmente nel suo campo visivo.
Albert guardava Evan.
Fisso, con quel suo sguardo duro e freddo, sicuro e determinato... vivo eppure immobile.
La macchina collegata al padre, ormai zittita, continuava a segnalare sul monitor muto il battito accelerato.
La donna alzò lo sguardo verso evan, sconcertata.
<<vado a chianare il dottore.>>
Dichiarò. Uscì dalla stanza con la stessa velocità con cui era entrata.
 
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Evan C.
view post Posted on 18/7/2015, 19:16




A quel punto doveva essere evidente che c'era un problema. Ma l'ostinazione di Evan non conosceva limiti, nemmeno quelli umani e medici del caso Papà devi calmarti s'impose sul rumore del macchinario, alzandosi perfino dalla poltroncina, in un gesto che era espressione di tutta la sua impazienza. Sei sotto shock, è del tutto comprensibile...è colpa dei farmaci, ma quando finirà il loro effetto vedrai che starai bene aveva già concluso la sua diagnosi, prima che l'infermiera entrasse nella stanza. Evan si voltò di scatto, piuttosto suscettibile a qualsiasi cambiamento, in quella situazione.

come si sente signor Connelly?

Deve solo riposare rispose nervosamente, al posto di suo padre che invece continuava nel suo silenzio; l'uomo preferì rivolgere la sua attenzione alla donna, fin quando potè...seguiva ogni suo movimento, ma era concentrato solo ad accorgersi prima di lei se quacosa non stesse andando per il verso giusto. Dopo alcuni istanti, tuttavia, non riuscì più ad ignorare gli occhi di Albert che silenti parevano comunque gridare a gran voce il suo nome...Evan si decise ad incontrarli. Ad incontrare quello sguardo che, nella tacita disperazione, diede forma reale alla sua paura...tanto che faticava a doverlo sostenere, incapace di portare avanti la sua stessa bugia.

vado a chiamare il dottore

Fu la conferma decisiva che il peggio si era verificato. Quasi come un sacco vuoto, Evan ricadde sulla poltrona, le parole impigliate in gola...e forse era meglio così, perchè non ne aveva più nemmeno una per confortare suo padre. Allo stesso tempo, non voleva che lui si spaventasse più di quanto era già...gli accarezzò una guancia col dorso della mano...come era strano farlo ora, in quella circostanza, quando in momenti ben più felici era stato difficile anche solo abbracciarlo! Ci sono qui io con te gli sussurrò, stavolta senza timore di guardarlo e mostrargli i suoi sentimenti Mi occuperò io di tutto, non ti lascio da solo. Ti riporterò a casa prima di quel che pensi si sporse verso di lui, stringendo di nuovo la sua mano.
 
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-Master-
view post Posted on 21/7/2015, 13:24




L'uomo sdraiato bnel letto batè le palpebre una volta e non rispose.
Quel che avvene dopo fu una confusione di mani e camici bianchi che, getili ma irremovibili,lo allontanarono da suo padre rilegandolo ancora una volta nella saletta d'attesa.

Nei giorni successivi fu evidente la differenza fra le cure che può comprare il denaro e quelle cui sarabbe stato abbandonato un altro essere umano.
Riabilitazioni continue e stimoli di ogni genere, però, continuavano dare risultati appena percettibili seppure, dal punto di vista clinico, apprezzabili. ma arrivò il giorno in cui quei cambiamenti si fecero sempre meno marcati e poi, inesorabilmente, la situazione si stabilizzò.
Albert continuava a non parlare. I suoi occhi presero a seguire oggetti e persone, denunciando così la sua presenza mentale a ciò che gli stava intorno. Riusciva adingoiare le pappe che gli venivano offerte, se imboccato. Stava seduto da solo per brevi periodi, ma doveva essere assicurao con le cighie perchè senza preavviso poteva cadere. Non si muoveva, a meno che per movimento non si potessero considerae quegli scatti, probabilmente involontari, con cui d'improvviso artigliava un braccio, una mano o il bracciolo della sedia a rotelle.

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Robert Chace

Dopo diverse settimane di cure, il dottor Chace aveva richiesto ad Evan di raggiungerlo nello stundio che utilizzava da ufficio.
Seduto dietro la scrivania, elegante ma impersonale come tutto l'arredamento dell'ospedale, il giovane dottore aveva l'aria di chi si appresti ad un compito sgradito ma necessario.
<<buongiorno signor Connelly>>
Si sarebbe alzato quando Evan fosse entrato, porgendogli la mano al di sopra del ripiano.
Non sorrideva, sarebbe stato inopportuno, ma la stretta era comunque decisa e sicura.

//dimmi se va bene//
 
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Evan C.
view post Posted on 25/7/2015, 00:26




// è perfetto! u.u //

Dopo quel giorno, il baluardo delle sue speranze s'infranse del tutto addosso al muro insormontabile della realtà. Suo padre non si sarebbe ripreso. Nei giorni successivi, quelli che per i medici erano cambiamenti importanti e indice di un miglioramento, per lui non erano che l'ennesima amara sconfitta, l'ennesimo fallimento da un punto di vista strettamente personale. Si rese conto, e anche Albert doveva averlo già fatto ormai, di non poter mantenere nemmeno una delle promesse in cui si era impegnato...cercava di passare con lui più tempo possibile, ma il mondo là fuori era indifferente ai dolori delle persone, ai loro drammi, e la vita continuava il suo ciclo, indisturbata...quindi, Evan doveva gestirsi tra gli impegni del lavoro, quelli della famiglia e suo padre. Iris era riuscita a passare solo poche volte, dovendo occuparsi a tempo pieno di suo figlio appena nato; Dorian aveva la scuola, ed era meglio così...non poteva certo farsi carico anche di quel problema, fra i tanti! A dargli il cambio, si alternavano sua sorella e sua madre, venute a sapere dell'accaduto la sera stessa. Non ci era voluto molto, all'indomani dell'incidente, perchè tutti i giornali e i tabloid parlassero di Albert Connelly e del suo improvviso ricovero...da parte sua, Evan aveva cercato in ogni modo di non far trapelare dettagli sulle sue condizioni; sapeva per esperienza che c'erano sempre degli avvoltoi pronti a lanciarsi sulla carcassa del nemico.

Quando Chace l'aveva chiamato per convocarlo nel suo studio, Evan si era dovuto districare fra due udienze e l'incontro con un assistito, ma alla fine era riuscito a liberarsi, anche se all'ultimo minuto. Il taxi che lo lasciò davanti l'ospedale era in ritardo di quasi due ore. Buongiorno dottore esordì l'uomo, entrando nell'asettica stanza Mi scusi per il ritardo, ero in tribunale e ho fatto più in fretta che potevo si giustificò, ricambiando la stretta di mano e sedendosi. Dall'espressione che aveva stampata in faccia Robert, Evan intuì che non gli avrebbe detto nulla di buono; aveva fatto bene, pensò, ad andare lui personalmente, invece che lasciare a sua madre il gravoso compito...lei era già abbastanza provata, non sapeva come avrebbe reagito ad un'altra cattiva notizia. Non sta meglio, vero? venne subito al dunque, e nonostante ormai conoscesse la risposta, ogni volta non poteva fare a meno di temerla.
 
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-Master-
view post Posted on 28/7/2015, 09:31




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Robert Chace

Non sta meglio, vero?

Come rispondere sinceramente ad una domanda così diretta e concisa? Clinicamente parlando, il paziente stava molto meglio… ma dal punto di vista umano, quello che l’uomo seduto davanti a lui intendeva, no: da quel punto di vista Albert non sarebbe mai tornato quello di una volta.
Robert non poteva che dire le cose come stavano, semplicemente, adeguandosi ai modi diretti dell’altro.
<<l’attacco ha lasciato danni troppo estesi perché si possa sperare in un recupero dell’autosufficienza. E’ possibile, ovviamente, che si abbiano ancora miglioramenti insistendo nella terapia… ma considerando anche l’età di suo padre, signor Connelly… non dico che dobbiate abbandonare la speranza…>>
Continuò, posando le braccia sulla scrivania e sporgendosi leggermente verso di lui
<<ma è improbabile che tornerà a parlare o camminare.>>
Lo fissò, per qualche secondo in quella posizione, aspettando di leggere la comprensione nell’espressione dell’altro.
Seppure non lo conoscesse direttamente, da quel poco che aveva avuto a che farci seguendo Albert, il giovane Connelly era una persona intelligente e certamente era già arrivato da solo a quella stessa conclusione.
Intendeva comunque dargli il tempo, come umanità richiedeva, di assorbire il colpo.
Solo allora, quando fosse stato sicuro che l’uomo non avesse una qualche crisi di nervi o un crollo emotivo, si sarebbe tirato indietro, appoggiandosi nuovamente all’alto schienale della sedia per affrontare, ancora una volta, la parte pratica ed economica di quella spiacevole situazione.
<<ovviamente il signor Connelly, suo padre, può rimanere presso di noi finché lo desiderate: in quel caso, per ovvi motivi, verrà trasferito in un reparto di lunga degenza. E’ una struttura nuova e moderna perfettamente attrezzata per questo tipo di necessità, dove suo padre riceverà tutte le cure del caso.
Posso portarla a visitare il reparto se lo desidera…
Ovviamente, se invece avete in mente un’altra sistemazione, faremo in modo di eseguirla con il minimo di disagio per voi e per il paziente.>>

Era evidente cosa pensasse il giovane dottore: Albert andava sistemato in una struttura adeguata… o, in altre parole, rinchiuso in ospizio.
 
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12 replies since 17/6/2015, 23:22   239 views
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