| ...oppure potrebbero persistere difficoltà di parola o motorie.
No, questo è fuori discussione asserì Evan, scuotendo la testa contrariato, come se, quello che fosse successo da lì a qualche ora, potesse davvero dipendere dal dottor Chace. E il pensiero che gli martellava in testa, in fondo, non era molto diverso: il dottore aveva fatto tutto quanto possibile? Non si era lasciato nulla d'intentato dietro? Se si trattava di un problema di attrezzature, o simili, avrebbe perfino rivisto la sua decisione di non sovvenzionare più la clinica. Qualsiasi cosa, purchè suo padre non fosse costretto in un letto d'ospedale più del necessario; il suo lavoro, ma forse perfino la sua intera vita ruotava intorno alle parole...
...come le dicevo, è impossibile saperlo con certezza, al momento
Il dottore bloccò sul nascere ogni sua ulteriore domanda, e ad Evan non restò che rassegnarsi all'attesa. Non appena Chace si fu congedato, raggiunse la porta della stanza, ma prima di entrare si fermò qualche breve attimo con la mano stretta attorno al pomello. I suoi occhi indugiarono istintivamente sulla veneziana, che oscurava quanto c'era al di là del vetro...sospirò, decidendosi ad entrare. Oltre la soglia, la luce era più bassa rispetto a quella al neon del corridoio, complici le tende che lasciavano filtrare a malapena un tenue chiarore dall'esterno. Richiuse piano la porta, avanzando verso il letto, dove Albert era circondato da fili e macchine, tanto da sembrare un drone...il suo respiro era così fievole che a stento si riusciva a sentirlo, non fosse stato per qualche rantolo che, ad intervalli regolari, sfuggiva alle sue labbra secche e screpolate. Lo sguardo di Evan catturò quell'immagine come se stesse osservando un estraneo...quell'uomo steso sul letto, emaciato e ansante, sembrava improvvisamente vecchissimo. Più di quanto lo ricordava lui. Scostò una delle poltroncine e vi si lasciò sprofondare. Nei minuti di silenzio che scorrevano, la realtà cominciava a farsi strada in lui come un male viscerale...non c'era niente che potessero fare lui, i suoi soldi, o i medici. Papà... sussurrò infine, nella speranza che lui potesse sentirlo...gli prese una mano, sentendola incredibilmente fredda e inerte. E d'un tratto si ritrovò a deglutire, col cuore che accelerava il suo battito ad ogni secondo in cui Albert non rispondeva...si sorprese ad avere paura...paura che i suoi peggiori timori prendessero forma, che le previsioni di Chace si concretizzassero. Lasciò andare la mano di Albert, quasi temesse di stringere quella di un cadavere. Una reazione sciocca e infantile, senza dubbio. Eppure non trovò il coraggio di chiamarlo ancora...fin quando suo padre non lo avesse sentito, almeno, poteva tenersi i suoi dubbi.
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